Colla stessa mano che son ferito... La parola scritta delle classi subalterne in Piemonte tra inizio e metà Novecento

di Donato Bosca, Bosca Donato | Priuli & Verlucca 2009

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Descrizione

Scrivere da soldato con la mano ferita o da emigrante in lingua italiana senza mai averla studiata a scuola. Da ragazza che fa il filo ai compaesani sotto naja o da innamorata per fare entrare nel proprio sogno d'amore la persona che a quel sogno sembra estranea. Da mezzadro per scongiurare un San Martino punitivo che sbatte in mezzo alla strada la famiglia numerosa o da fratelli che devono dividersi case e terreni e non si fidano uno dell'altro. Da donna infelice per protesta contro il matrimonio sbagliato che rende la vita una galera o per rabbia di fronte a un esercito invasore che crede di comandare a casa d'altri. Scrivere al medico condotto del paese che gena la povera gente o al sindaco raccontando di aver fatto fortuna nella Merica lontana. Scrivere stando in città col rimpianto della campagna o dal proprio cascinale lamentando che la siccità distrugge il raccolto e che bisogna andare via «dalle terre schifose». Modi diversi di scrivere facendo economia di parole, per stare aggrappati alla vita e non cadere nel silenzio alimentato dalla solitudine e dal distacco. I

Dettagli

  • Autore:
  • Editore:
  • Collana:
  • Anno edizione:
  • Donato Bosca, Bosca Donato
  • Priuli & Verlucca
  • Quaderni di civiltà e cultura piemontese
  • 2009
  • In commercio dal:
  • Pagine:
  • Lingua:
  • EAN:
  • 4 marzo 2009
  • 208 p.
  • ITA
  • 9788880684299

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